Come rendicontare il 5×1000 negli enti del Terzo Settore

10 Aprile 2025
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Il 5 per mille rappresenta un’importante fonte di sostegno per moltissimi enti del Terzo Settore (ETS). Riceverlo, però, non significa solo beneficiare di un contributo economico: comporta anche obblighi precisi di trasparenza, rendicontazione e corretta gestione delle somme ricevute.

In questo articolo facciamo chiarezza su cosa devono fare gli ETS per rendicontare correttamente il contributo 5 per mille, secondo le più recenti disposizioni normative, con un approccio pratico e orientato all’operatività.

Quando scatta l’obbligo di rendicontazione

Tutti gli enti che ricevono il contributo 5 per mille, a prescindere dall’importo, sono tenuti a redigere un apposito rendiconto entro 12 mesi dalla data di ricezione delle somme.

L’obbligo è disciplinato dal decreto legislativo 111/2017 e regolato nel dettaglio dal D.P.C.M. 23 luglio 2020, aggiornato dal decreto direttoriale n. 396 del 13 dicembre 2022. Le regole variano in base all’importo ricevuto.

Contributi inferiori a 20.000 euro

Gli enti che hanno ricevuto un importo inferiore a 20.000 euro devono:

  • compilare il modello A in formato cartaceo;
  • allegare la relazione illustrativa;
  • non sono obbligati a pubblicare il rendiconto sul proprio sito web.

Contributi pari o superiori a 20.000 euro

In questo caso, l’obbligo si estende anche a:

  • utilizzare la piattaforma online del Ministero del Lavoro per l’invio della documentazione (accesso tramite SPID/CIE);
  • pubblicare rendiconto e relazione sul sito web dell’ente entro i 30 giorni successivi all’approvazione;
  • comunicare via PEC al Ministero l’avvenuta pubblicazione, entro 7 giorni.

Spese ammissibili: cosa si può rendicontare

Per essere ammesse, le spese devono rispettare alcuni criteri fondamentali:

  • essere coerenti con le finalità statutarie dell’ente;
  • essere realmente sostenute (criterio di cassa);
  • essere documentate e tracciabili;
  • non essere già coperte da altri contributi pubblici o privati.

Le spese rendicontabili sono suddivise in cinque macrocategorie:

  1. Risorse umane: compensi per dipendenti, collaboratori, volontari rimborsati.
  2. Funzionamento: spese generali come utenze, canoni, assicurazioni.
  3. Beni e servizi: acquisti di attrezzature, consulenze, servizi esterni.
  4. Attività di interesse generale: progetti sociali, culturali, sanitari.
  5. Accantonamenti: per progetti futuri da realizzare entro 36 mesi.

Spese escluse: attenzione a non commettere errori

Non possono essere rendicontate le seguenti voci:

  • pubblicità volta alla raccolta del 5 per mille;
  • sanzioni, multe o spese per controversie legali;
  • investimenti finanziari;
  • spese sostenute dopo la cessazione dell’attività;
  • spese già finanziate da altri contributi.

La rendicontazione: documenti da predisporre

La rendicontazione prevede la predisposizione di tre documenti principali:

  • Modello A: il rendiconto economico vero e proprio, con la ripartizione delle spese.
  • Relazione illustrativa: descrive nel dettaglio le attività realizzate con il contributo e spiega la connessione tra spese e missione dell’ente.
  • Elenco giustificativi: un registro dettagliato dei documenti contabili (fatture, ricevute, note spese), da conservare per almeno 10 anni.

Esempio: Un ente che ha ricevuto 8.000 euro nel 2023 e li ha utilizzati per finanziare laboratori educativi e coprire i costi delle utenze della sede, compilerà il modello A indicando le spese per attività e funzionamento, allegando la relazione che spiega le finalità e i benefici generati per il territorio.

E se le somme non sono state spese entro 12 mesi?

È possibile accantonare, in tutto o in parte, il contributo non utilizzato entro il termine previsto, a condizione che:

  • l’accantonamento sia deliberato dall’organo competente;
  • venga presentato il modello B, accompagnato da una nuova relazione;
  • le somme siano spese entro 36 mesi dalla ricezione;
  • si giustifichi chiaramente l’utilizzo futuro.

L’uso degli accantonamenti è ammesso solo per attività coerenti con la missione dell’ente e soggette a rendicontazione successiva.

Quali sono le conseguenze in caso di inadempienza?

Il mancato rispetto degli obblighi può comportare:

  • la restituzione del contributo ricevuto;
  • sanzioni pecuniarie fino al 25% dell’importo;
  • la perdita del diritto a partecipare al riparto del 5 per mille negli anni successivi.

Oltre agli aspetti formali, una cattiva gestione o una rendicontazione incompleta può danneggiare la reputazione dell’ente nei confronti di cittadini, donatori e istituzioni.

La rendicontazione è anche un’opportunità

Oltre a essere un obbligo, rendicontare il 5 per mille è un’occasione per valorizzare le attività svolte, rafforzare la fiducia di chi ha scelto di sostenere l’ente e dimostrare concretamente l’impatto generato sul territorio.

Rendere pubblici i risultati e le modalità di utilizzo delle somme ricevute rafforza la trasparenza e la credibilità dell’ente, elementi fondamentali per costruire relazioni durature con la comunità.

Come può aiutarti lo Studio Sinopoli

Lo Studio Sinopoli affianca da anni gli enti del Terzo Settore offrendo un servizio completo e personalizzato:

  • supporto nella compilazione dei modelli A e B;
  • redazione e revisione della relazione illustrativa;
  • assistenza nell’uso della piattaforma online ministeriale;
  • controllo dei giustificativi di spesa e archivio documentale.

Se il tuo ente ha ricevuto il 5 per mille e vuoi gestirlo in modo corretto, efficace e trasparente, contattaci per una consulenza.

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